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      Quest'atto della sovrana reggente intenerì i cuori di tutti i bigotti, che la sfruttavano con la scusa della religione e con l'orpello della virtù. Essi portavano ai sette cieli la mortificazione che Maria Luisa si era imposta recandosi in quei monasteri di frati, e di volere essa degnarsi di prender parte a tutte le loro funzioni e intervenire a coro, anche nelle ore di notte, sedendo accanto al padre provinciale!... E spinse la sua umiltà, poveretta, fino a volere abitare, tanto a Vallombrosa, che a Camaldoli e alla Verna, nello stesso quartiere del padre abate. Tant'è vero, che alla Verna c'è sempre una celletta e un'altra stanza dette "il quartiere della regina." Desiderava proprio di levarsi la voglia della vita fratesca!... Perfino alla sua mensa volle che si assidessero il guardiano, il provinciale e il padre abate. E perché questa mortificazione del corpo risguardasse lei sola, ordinò che le persone del suo seguito alloggiassero nella foresteria. Voleva esser sola a guadagnarsi il paradiso, nel convento dei frati!
      Per compire il mazzo poi, andò ad Arezzo a visitare il Santuario della Madonna del Conforto, nel cui nome gli aretini insorgendo avevan commesse tante scelleratezze; ed andò anche a Cortona per venerare il corpo di Santa Margherita. Insomma, volle, con la sua presenza in quelle due città, rendersi solidale della reazione del 1799. Ma il giusto Dio, venne anche per lei.
      Tornata a Firenze, pretese di occuparsi da se stessa delle finanze, da buona massaia, con la scusa di volerle riordinare; ma in sostanza per vedere di prelevare sulle economie 250 mila lire l'anno.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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