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      Stremati di forze, esausti di denaro, con la migliore e più valida gioventù o morta in Russia, o sempre sotto le armi nell'esercito francese di là dalle Alpi, non potevano profittare di quel momento per governarsi liberamente, tanto più che mancavano gli uomini di mente illuminata, e che avessero in petto anima sinceramente italiana.
      Il Murat, che aveva usata ogni maniera di lusinghe per cattivarsi l'animo dei toscani, condonò perfino le somme da pagarsi per le guerre sostenute dai francesi, come se fossero state in pro nostro. Ma non valse; si cominciò con qualche subbuglio e qualche bastonatura, complicata da dei lattoni dati alle truppe napoletane, ed a gridare con sempre meno paura: "Viva Ferdinando III."
      Per conseguenza, siccome Murat per timore di perdere il trono di Napoli, che stava ritto sui puntelli, non poteva sdegnarsi con l'Austria, mandò a Parma il duca Di Gallo per sottoscrivere col conte De Mair, rappresentante dell'Imperatore d'Austria, e col principe Rospigliosi, che rappresentava Ferdinando III, il trattato dei tre plenipotenziari firmato il 20 aprile 18I4, mediante il quale il granducato di Toscana tornava in possesso di Ferdinando.
      Così l'Austria, tornò finalmente ad esserne la padrona.
      E non si poteva dir nemmeno di male in peggio, venite adoremus!
     
     
      V - La Toscana restituita a Ferdinando III
     
      Illuminazione e festeggiamenti - Gaudio generale - Editti e proclami - Un discorso del principe Rospigliosi - Cambiamento ufficiale del governo - Il giuramento - La processione del Corpus Domini.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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