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      Nel terzo eran rappresentate le primarie città della Toscana, che prestano omaggio al Sovrano, appoggiato presso il fiume Arno sull'urna liberale delle sue acque. Il quarto bassorilievo raffigurava il Dio del Commercio, che consolava l'addolorata Toscana additando Livorno rinata alla navigazione e al commercio.
      Sull'alto della macchina vedevasi il carro trionfale, "ove era assiso in statua colossale il Sovrano, tirato dalle quattro virtù: la Vittoria, la Concordia, la Giustizia e la Pace." Un tiro a quattro da Dei più che da sovrani.
      Appena giunto Ferdinando III, una numerosa orchestra di suonatori e di cantanti diedero principio ad una cantata scritta espressamente per quella circostanza straordinaria. "L'armonia del suono, l'applauso universale dei concorsi spettatori, le cannonate" trascrivo le parole del Diario "e il suono delle campane, commossero tanto il Sovrano, che tutti potettero vedere che egli spargeva lacrime di tenerezza e consolazione." Fatto un giro nel circo senza quasi veder nulla dalla soverchia emozione, seguitò per via Larga fino al Duomo.
      Alla porta della metropolitana fu incontrato da vari vescovi e arcivescovi della Toscana, eccettuato quello di Firenze rappresentato dal vicario capitolare monsignor Niccolini, che era alla testa del clero e dei canonici. Il canonico Carlini, suddiacono, porse l'acqua santa al Sovrano, che si trovò dinanzi ad un numero infinito di consiglieri di Stato, ciambellani, nobili e uffiziali, "tanto esteri che nazionali," i quali erano andati ivi ad aspettarlo per fargli atto d'ossequio.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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