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      Ventiquattro ore dopo il Magistrato civico ricevé una lettera del generale di brigata Gobert "capo dello stato maggiore dell'ala diritta," con la quale si manteneva ferma l'imposizione di due milioni e mezzo da repartirsi fra le seguenti classi, e cioè: sulle case più opulente della nobiltà, del clero, e del commercio; sul corpo della nazione ebrea, sulle proprietà della corona, le commende di Malta, l'Arcivescovado, i capitoli, le abbazie e conventi della città.
      E daccapo "si ingiunse" al gonfaloniere ed ai sette soggetti di presentarsi al generale Gobert per dimostrare al solito anche a lui le circostanze luttuose della città, gli aggravi da essa sofferti nel corso di pochi anni, ed insistere per la diminuzione della imposizione.
      Finalmente, dopo tante umiliazioni e preghiere, a chi veniva ad invader di nuovo il paese, la contribuzione fu ridotta a un milione e centomila franchi "con la condizione però che per garanzia dell'esito di tale imposta venisse effettuato un deposito in gioie, per la somma di trecentocinquantamila franchi." Varii gioiellieri si prestarono a fare il detto deposito, "con le debite solennità" con la condizione però che per la garanzia dei loro depositi oltre all'obbligazione dei beni della Comunità, fossero ipotecati tutti gli effetti e i beni della R. Corona." Ma il Magistrato non essendo autorizzato "a procedere, al passo doloroso" della ipotecazione dei beni della corona, rappresentarono al generale Dupont che gli piacesse di farglielo accordare per poterlo portare alla debita esecuzione.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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