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      Questo di vero c'era: che Ferdinando III se non era proprio adattato a fare il regnante politico come è necessario, come regnante benefico lo fu in modo esemplare.
      Ma, siamo lì: con la bontà sola c'è da far poco quando s'ha una corona in capo!
      In quell'accoglienza dei Livornesi egli forse si rammentò dell'entusiasmo destato in essi dal glorioso padre suo, quando saputo che c'era stato nel bagno penale un galeotto, la innocenza del quale venne a galla chiara e lampante dopo molti anni di ingiusta pena e di immeritata ignominia, Pietro Leopoldo essendo a Livorno andò a prender da sé stesso quel pover uomo e così com'era, vestito da galeotto, se lo mise accanto in carrozza dandogli la destra, e lo portò a girare per tutta la città offrendo per il primo il più nobile esempio che un sovrano possa dare, di riabilitazione ad un infelice colpito da un'avversa sorte, e dalla malvagia cecità degli uomini.
      Ferdinando fu lieto di tante festose dimostrazioni di affetto, ma non fu scontento, per dire il vero, di riprendere dopo tante emozioni le sue abitudini di maestosa semplicità e di elegante cavalleria. Spesso al teatro andava ad ossequiare le signore nei loro palchi, alle quali offriva un mazzetto di fiori, trattenendovisi piacevolmente, come quello che era uno dei principi più colti ed istruiti del suo tempo. Egli preferiva di emanciparsi, quando poteva, dalla rigida etichetta di Corte; ed anche quando era al teatro in privato, e per suo proprio divertimento, ordinava che le cariche di Corte e i ciambellani di servizio, fossero in libertà di presentarsi nel suo palco di ritirata "in abito di confidenza senza spada e cappello tondo.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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