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      Venne deliberato perciò che per mezzo dei soliti trombi e banditore, fosse pubblicato il detto digiuno in ordine al voto fatto l'anno 1632 dal già monsignor arcivescovo Niccolini a nome di tutto il popolo fiorentino, nel modo e forma che veniva pubblicato dal soppresso Magistrato predetto.
      Ma l'opera edilizia più importante che fu eseguita dopo il ritorno di Ferdinando III, fu quella dei loggiati della porta alla Croce.
      Al tempo dei francesi, per misura politica più che per altro, fu posto mano ad un portico in quella località nel fine di dar lavoro a tanti disgraziati, specialmente impiegati licenziati, che eran rimasti senza mangiare.
      Ma quel lavoro che fu poi abbandonato per i continui cambiamenti di governo, nel 18I7 venne ripreso in esame dal governo di Ferdinando il quale volle dare all'idea dei francesi un maggiore sviluppo, facendo un'opera più grandiosa, veramente utile e più duratura. Studiata la cosa, un benigno "quanto veneratissimo Rescritto" del Granduca in data 18 gennaio 1817 imponeva addirittura la costruzione di un loggiato o porticato fuori della porta alla Croce "a livello delle mura urbane." Il Magistrato civico incaricò di farne il disegno e la pianta gli ingegneri Kindt e Veraci; i quali sollecitamente presentarono i loro studi e con la spesa di 2628 scudi furono espropriate alcune casupole interessate non tanto nella costruzione del loggiato, quanto per il piazzale dinanzi ad esso. E nel 13 giugno 1817, fu concesso "in cottimo assoluto" al signor Luigi Casini, la costruzione del porticato o loggiato col ribasso del 4 per cento, e col patto che fossero terminati i lavori dentro un anno dal contratto.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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