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      Il segretario di etichetta fece "il segno concertato" al maggiordomo maggiore, il quale alzatosi s'avvicinò al Sovrano che comprese e fece alla sua volta un cenno col capo; ed allora il maggiordomo fece un corrispondente segno al cerimoniere ecclesiastico, ed incominciò la funzione. Nel tempo stesso i due testimoni principe don Giuseppe Rospigliosi per il Sovrano, e marchese Emilio Piatti per la Principessa sposa, salirono al genuflessorio al posto ad essi destinato dietro agli sposi, per esser presenti alla "dazione dell'anello" rimanendo in piedi per tutto il tempo della funzione.
      L'Arcivescovo, dopo aver benedetti gli anelli, scese dall'altare con i canonici assistenti, e si fermò dinanzi al Granduca ed alla principessa di Sassonia, per domandar loro se eran contenti di congiungersi in matrimonio. La Principessa, prima di rispondere, si alzò, facendo una profonda riverenza al "reale genitore" come per domandargli in tal modo il suo consenso, che dal padre le fu accordato "con semplice inclinazione di capo." Allora inginocchiatasi di nuovo, rispose alla domanda fattale dall'Arcivescovo dicendo un sì piuttosto sommesso ma chiaro.
      La maggiordama maggiore principessa Ottavia Rospigliosi, che già s'era posta accanto alla sposa, stando in piedi, le levò i guanti, "ed il prelato congiunse in matrimonio i reali sposi more solito," dice il cronista di corte, quasi che avesse dovuto sposarli in un'altra maniera!
      Mentre l'arcivescovo tornava all'altare, la maggiordama maggiore rimise i guanti alla nuova Granduchessa e le levò il velo di testa.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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