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      Per questo dava appunto, più nell'occhio d'un altro. Perciò quando andava alla messa, seguito dal suo fidato cameriere, tutti si avvedevano che egli qualche volta gli dava furtivamente un bigliettino tolto con destrezza dal libro delle preghiere sul quale pareva che leggesse religiosamente, perché lo portasse con segretezza a qualche signora. La quale, sapeva tanto bene di dover ricevere quel dolce messaggio, che ne teneva già pronto un altro per il principe. Queste cose erano osservate e notate come c'è da credere; e Ferdinando III, a cui pietosamente venivan riferite, si accorava, dubitando che un giorno o l'altro la condotta del genero, che pure voleva molto bene alla moglie, non avesse ad aver serie conseguenze.
      Siccome Carlo Alberto era solito di tornare a palazzo di soppiatto la sera molto tardi, quando cioè non vegliavan più neanche i gatti, così il Granduca pensò di fargli conoscere che non ignorava affatto la vita che egli conduceva. Infatti, verso la mezzanotte, una sera aspettò il genero nell'anticamera del suo quartiere. Il Principe se ne tornò verso il tocco tutto contento e tranquillo, in compagnia del fidato servo, al quale raccomandava di camminare in punta di piedi per non svegliare gli aiutanti né le guardie del Granduca. Ma non ci si figura come rimanesse, quando giunto presso il quartiere si senti dire dal suocero: "Altezza, questa non è l'ora di tornare a casa per un padre di famiglia!...".
      E il Granduca senza aggiunger altro, si ritirò non dandogli neppur la buona notte.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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