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      Le sentinelle degli anziani e dei granatieri, erano alle porte tanto d'ingresso che d'uscita; ed il popolo passava dalle grandi sale, uscendo poi dalla terrazza, dalla quale discendeva per mezzo di un ponte artificiale, in Boboli, ed usciva dalla porta detta di Bacco.
      I ciambellani, i camerieri, gli uscieri, e i camerazzi fiancheggiavano il feretro. Si cambiavan d'ora in ora, e c'era d'essi uno per grado, cioè: un ciambellano, un cameriere, un camerazzo e un usciere.
      La esposizione durò tre giorni, ed il popolo accorse in numero straordinario a rivedere per l'ultima volta il defunto Sovrano.
      Alle quattro pomeridiane del 22 giugno, giorno stabilito per il trasporto funebre, il pubblico non fu più ammesso nel palazzo.
      Alle sei tutte "le classi e persone intimate" erano al loro posto, cioè: in una stanza terrena i quattro vescovi di Pisa, di Fiesole, di San Miniato e di Colle, coi loro maggiordomi di camera; e furon ricevuti dal ciambellano conte Giovanni Da Montauto; in un'altra stanza si riunirono i canonici della Metropolitana "per comodo di vestirsi," ed in una sala attigua i cavalieri di Santo Stefano coi loro cerimonieri e taù, ancor essi per comodo di vestire la cappa magna.
      I ciambellani, i consiglieri e le cariche di corte si riunirono nella solita anticamera del quartiere detto delle Stoffe al primo piano.
      I cleri e le compagnie si disposero sotto i loggiati del palazzo dalla parte opposta alla reale cappella; e le guardie del corpo a cavallo si schierarono in doppia linea "coi loro ufficiali e tromba" nel cortile del palazzo facendo fronte alla gran porta d'ingresso.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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