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      Era parecchio curioso di vedere il soldato tutto impettito, impiccato in un collettone a matton per ritto, che non gli riusciva d'andare a passo col veterano che cercava di nascondere la sua vetustà con l'audacia dello sguardo accigliato, con l'aspetto burbero e brontolando per tutta la strada col coscritto che non sapeva camminare né tenere il fucile. La gente che passava si metteva a ridere e si voltava anche indietro perché, al solito, alcuni ragazzi si divertivano ad andare a passo dietro, o anche accanto al veterano e al soldato, rifacendo il verso a tutt'e due, finché poi non scappavano al primo scapaccione che si sentivano arrivare dal canuto guerriero.
      Un altro servizio molto importante affidato ai veterani, era quello della guardia al teatro del Giglio, detto poi della Quarconia e ora Nazionale.
      Montavano un caporale e cinque uomini; ma stavan sempre nel corpo di guardia; prima di tutto, perché nell'inverno ci stavan più caldi, e poi perché giuocavan tutti insieme. Spesso venivan disturbati per cagione di qualche sussurro avvenuto in teatro, ed allora bisognava che salissero quella lunga scala che esiste tuttora, per andare a rimettere l'ordine. Bastava la loro fiera presenza nella sala, perché spesso la minacciata tragedia diventasse subito una farsa. Tutti cominciavano a ridere e ad apostrofare in mille maniere quei poveri vecchi, che mandavan lampi dagli occhi, guardando minacciosi ed intrepidi nei palchi e nella platea. Per il solito, si trattava d'arrestare qualche ubriaco o qualcuno che aveva questionato o maltrattato la maschera, seralmente vilipesa dagli ultimi ordini dei palchi, senza rispetto alla lucerna e alla giubba gallonata.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





Giglio Quarconia Nazionale