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      Ma le difficoltà frapposte da chi amava il vecchio ed odiava tutto ciò che era nuovo, fecero abortire il savio proponimento.
      Se al marchese Cosimo Ridolfi però, non fu possibile attuare la riforma monetaria, riuscì un'altra opera di maggiore importanza, poiché non aveva per essa da superare difficoltà o da vincere pregiudizi delle solite cariatidi delle pubbliche amministrazioni, né da difendersi contro le mene sorde e gesuitiche degli intriganti e degli invidiosi. E quest'opera grandiosa, umanitaria ed insigne, fu la istituzione delle Casse di Risparmio.
      Il marchese Ridolfi ne dava avviso da sé stesso al pubblico, con un manifesto che poteva dirsi una sentenza, che non ha perso d'efficacia nemmeno ai giorni nostri; anzi ne acquista sempre una maggiore.
      La mancanza in cui spesso si trovano le persone - scriveva Cosimo Ridolfi - che vivono col profitto dell'opera loro, di certe comodità, dei mezzi di ben collocare la loro famiglia, e di quelli necessari per provvedere alla propria sussistenza, nel tempo di infermità o di vecchiezza, non sempre deriva dalla scarsità di lavoro o da troppo piccoli guadagni; ma dipende il più delle volte da non avere saputo tener conto di certi avanzi, che quasi tutti pur fanno. Conservati e riuniti questi avanzi, sebbene piccoli, diverrebbero la ricchezza dell'uomo industrioso; ma consumati in spese inutili, se non viziose, o arrischiati per vana lusinga di moltiplicarli, spariscono senza utilità veruna; anzi sono di danno al povero, avvezzandolo alle superfluità e forse distogliendolo dal lavoro e dal pensiero della famiglia.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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