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      Quando poi tornavano a casa, eran riscaldati dalle nerbate - che allora erano in uso quanto il desinare - perché i calzoni, i libri e i quaderni tutti fradici, facevan pur troppo la spia della forca fatta, come si usava dire nel gergo scolaresco, quando si salava la scuola.
      Nell'estate, le diacciaie, recinte da una specie di anfiteatro, servivano per il giuoco del pallone, antica passione dei fiorentini, presso i quali fin dai primi tempi della repubblica era in voga il giuoco della palla. I ragazzi delle famiglie nobili e del medio ceto, nell'ore in cui i babbi e le mamme facevano il sonnellino del dopo desinare. andavano a giuocare nelle strade meno frequentate, o lungo le mura, senza dar noia a nessuno, come pur troppo fecero dopo i ragazzacci della strada, che giuocaron dappertutto con grande molestia dei cittadini.
      E qui torna a verso di ricordare che per il giuoco del pallone furono appassionatissimi anche i principi di Casa Medici, i quali si davano premura di far venire a Firenze i più famosi giuocatori che venivano da loro spesati di tutto punto, pagati lautamente e mandati poi via con dei regali di molto valore.
      Avviene spesso di trovare notato in qualche diario, o cronaca del tempo mediceo, taluna di queste compagnie di giuocatori celebri.
      Generalmente si giuocava dal canto del palazzo Strozzi, fino alla colonna di Santa Trinita.
      Nel 1618 il granduca Cosimo II fece venire in Firenze i giuocatori più rinomati di tutta l'Italia, e furon da lui spesati in diverse case con magnifiche tinellate.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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