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      Dietro le spalle avevano scritto a grandi caratteri il delitto commesso, che si leggeva da lontano: Furto, Omicidio, Resistenza alla pubblica forza e via dicendo.
      Quelli sciagurati uscivan dalle Stinche sul far del giorno portando la carretta per la spazzatura, ed ogni squadra era sorvegliata dall'aguzzino col fucile carico. Bastava il più piccolo movimento sospetto, fatto dal forzato anche innocentemente, per esser freddato. Molte volte se erano stanchi si mettevano a sedere sui marciapiedi, e i caffettieri quando aprivan bottega buttavan loro, di nascosto all'aguzzino, delle bucce di limone che quei poveri diavoli si mettevano in bocca con tale avidità, come se fossero state datteri; qualcuno che passava buttava loro qualche quattrino e non si descrive l'espressione dello sguardo di quelle infelici creature. C'era la riconoscenza, l'affetto, il pentimento, c'era tutto quel che si sente e non si può ridire!...
      In seguito poi, la sorveglianza delle strade della città fu affidata ai pompieri i quali la perlustravano giornalmente, per assicurarsi che l'impresario della pulizia "adempiesse alle sue obbligazioni;" e la "mercede" che si corrispondeva al corpo dei pompieri per questo servizio, oltrepassava di poco le seicento lire toscane l'anno.
      Un altro inconveniente, che in specie i forestieri deploravano come un'offesa al pubblico decoro, era quello che ognuno faceva impunemente il comodo suo non soltanto nei chiassoli e nei vicoli, ma in tutte le strade e in tutte le piazze, ove pure si buttavano le spazzature a qualunque ora del giorno.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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