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      E per quanto fosse attiva la sorveglianza dei pompieri, e fosse forzatamente zelante, per via delle multe l'opera dell'impresario della pulizia, pur nonostante le strade non eran mai addirittura pulite. Perciò nel 1832 il Magistrato, considerando che sarebbe stato "un gran guadagno per la pubblica morale il togliere l'inconveniente" che in tutte le piazze e strade si facesse.... quello che pur troppo si faceva, incaricò il signor Gonfaloniere di domandare al Governo l'autorizzazione di destinare dei locali adattati, all'uso che.... si capisce, incaricando l'ingegnere della Comunità di proporre frattanto i luoghi ove collocare i recipienti per.... diciamo così, gli abusi minori. E la Comunità, per dire il vero, non lesinava troppo sulle spese per raggiunger lo scopo di tenere la città più pulita che si poteva. Ma gli impresari di tutti i tempi e di tutti i generi, quando si tratta di aver l'accollo promettono e sottoscrivono ogni cosa: ma rammentandosi il vecchio dettato che "promettere e mantenere è da paurosi" fanno di tutto per non passare per tali.
      Il Comune dunque, oltre al pagare una discreta somma per il servizio della spazzatura e nettezza della città, provvedeva a sue spese i trentasei inservienti - o spazzini come si dice oggi - di un "mantelletto d'incerato con cappuccio" per ciascuno, onde ripararsi in tempo di pioggia, spendendo per tutti dugentosedici lire e quattordici soldi, ossia cinque lire e sei centesimi delle nostre, ognuno. La spalatura della neve nelle strade e nelle piazze si faceva a cura del magazziniere del Comune, il quale spendeva anche quasi seimila lire in un anno; e perfino settantotto lire precise pure ogni anno, per bruciare nell'estate le farfalle "nell'alveo" dell'Arno; operazione eseguita a cura dell'appaltatore della pulizia o nettezza pubblica.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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