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      - Nelle vigilie, nella quaresima e nei venerdì e sabati, la roba che si friggeva e la folla che aspettava era cosa da non credersi. Molta povera gente andava prima di mezzogiorno alla Fila a comprare mezzo pollo o un po' di vitella per portare, di nascosto ai serventi, ai loro malati all'ospedale, che quando sapevano di dov'era quella roba, tornava loro l'appetito e mangiavan con gli occhi ciò che gli amorosi parenti recavan loro.
      Accanto alla Fila era l'antichissima Spezieria dello "Spirito Santo" del Carobbi, e di fianco alla chiesa di San Tommaso una vecchia bottega di semplicista con tutti fasci di erbe legati ai travicelli; la maestruzza per il dolor di corpo, che a vederla parevan ciocche di finocchio; e mazzi di papaveri polverosi, e vasi di mignatte nell'acqua verdastra tenuti a mostra, e tutt'intorno gli scaffali con le cassette contenenti la camomilla, i fiori di malva e un'infinità di erbe medicinali alle quali si credeva più che ai medici.
      Dirimpetto al semplicista c'era un famoso fioraio, l'unico che fosse in Firenze, poiché il lusso dei fiori non era conosciuto; e tolto di qualche vaso di viole, di cedrina, di geranio, di violacciocche o di pensée - che le chiamavan "suocera e nuora" perché ogni fiore volta per così dire le spalle all'altro, non si coltivava né si apprezzava dal popolo nessun fiore speciale.
      Vicino a questo fioraio esisteva un'altra bottega di semplicista; e quindi rigattieri, linaioli, cuoiai, fruttaioli e via dicendo fìno all'Arco de' Pecori. E poi, presso l'Arco dell'Arcivescovado, daccapo salumai, e ortolani e ottonai, e venditori ambulanti di zolfanelli, allora tanto in uso, che erano fuscelletti di gambo di canapa intinti dall'un capo e dall'altro nello zolfo, s'accendevano accostandoli al fuoco, e si vendevano per un quattrino mazzi di venti o venticinque ciascuno.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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