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      Se fosse sempre in uso questa barbarie di mandare ignude coloro che appartenenti a buone famiglie hanno incespicato nel sentiero della virtù, quanto meno lavoro avrebbero le sarte!
      Il Ghetto prima del 1571 non esisteva; e gli ebrei vivevano liberi per la città, abitando di preferenza straduccie e vicoli, perché non avevan piacere di mettersi in evidenza non solo per quella specie di stolto disprezzo che si ostentava verso di loro, quanto per il segno visibile che eran costretti a portare, cioè il segno giallo alle loro berrette o ai loro cappelli. E poi anche per dar meno nell'occhio quando compravano, come era fama che comprassero, non dirò roba rubata, ma portata via. Essi furono fin dagli antichi tempi tollerati in Firenze, soltanto in numero di settanta, con la facoltà di fare imprestiti a un tanto per cento. Di là d'Arno, una strada chiamata Via de' Giudei ricorda che ivi si accogliessero in un certo tempo. Ma arricchiti in breve gli ebrei di parecchi milioni di fiorini, gli usurai cristiani ingelositi dei loro colleghi, cominciarono a destare il malumore e ad incitare la plebe contro di essi: e la Repubblica per tema di sommosse o tumulti, giacché a quel tempo bastava un nulla per sollevar la città, diede loro lo sfratto. Però dopo pochi anni li ebbe a richiamare, perché i cristiani che prestavano ad usura eran più strozzini di loro, e tutti rimpiangevano gli usurai ebrei che a prendere quattro denari - un quattrino - per lira il mese, eran fior di galantuomini, perché veniva al dodici per cento l'anno, mentre quegli altri battezzati, ed era stata acqua sciupata, a meno del trenta per cento non davano un picciolo.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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