Pagina (448/714)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Però la ragione vera della ricchezza degli ebrei, non era questa: non tutti facevano il manutengolo dei ladri; la generalità invece, doveva la sua agiatezza alla sola via che era loro lasciata, quella del commercio e del giro del denaro, alla parsimonia con la quale vivevano, all'ordine e all'economia domestica, e ai pochi incentivi di spendere e di menare una vita fastosa, che erano loro concessi.
      Leopoldo I ammise gli ebrei a godere dei diritti municipali, e nel 1814 Ferdinando III abolì le loro giurisdizioni eccezionali e li sottopose agli ordini e alle leggi comuni, tutelandoli con speciali provvedimenti nell'esercizio del loro culto. Leopoldo II li accolse nella Guardia civica nel 1848, ma non li accettò nell'esercito, e li escluse, salvo una o due eccezioni, dagl'impieghi governativi come dalla professione forense, per quanto la laurea, se la guadagnavano, non venisse loro negata.
      L'interno del Ghetto era sudicio e lercio quanto mai si può dire. Il Comune non vi faceva i lavori necessari, le fogne non si spurgavano, nessuno sorvegliava la pulizia né l'igiene; e tutti facevano quello che volevano. C'eran delle case perfino d'undici piani: quelle costruite sul muraglione del Gran postribolo difaccia alla Palla.
      Sembra un'esagerazione, ma è proprio la verità.
      Le case di sette e di nove piani erano comuni.
      C'è da immaginarsi perciò quanta luce e quanto sole penetrasse in quelle corti e in quei vicoli rinchiusi.
      Soltanto dalle finestre delle case più alte si godeva un panorama stupendo, e nelle belle giornate bastava alzare i piedi - come si dice a Firenze per giustificare in certo qual modo l'incuria domestica - e pareva d'essere in paradiso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





Ferdinando III Guardia Ghetto Comune Gran Palla Firenze Leopoldo II