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      Il vetusto edifizio aveva subìto in più tempi deturpazioni ed alterazioni tali, da svisarne assolutamente il carattere e la primitiva impronta.
      Dal lato di Via del Proconsolo e di Via Sant'Apollinare le antiche fìnestre bifore furono in parte rimurate e ridottea tramoggie per i carcerati, i quali, onde impietosire i passanti, calavano dalle inferriate uno spago con una borsetta bianca: e perché questa scostasse dalle bozze di pietra della facciata, tenevano lo spago legato a un pezzo di canna come se pescassero. E infatti pescavano i gonzi che credevano alle loro querimonie, ai loro lamenti, e più che altro alla loro innocenza.
      Bastava passar "dal Bargello" per sentire gridar forte le solite lamentazioni pietose del "povero padre di famiglia," e della "vittima" altrui. Costoro per fare effetto inventavan tutte le birbonate possibili: promettevan preghiere alla Madonna e a tutti i santi, anche meno conosciuti, purché chi passava buttasse nella borsetta bianca qualche cosa. A prima vista può sorprendere che i carcerati potessero avere lo spago, la borsetta e la canna, per tenerla distante dal muro; ma la meraviglia cessa quando si sa che il provvedere di tali oggetti i detenuti, era un incerto dei secondini e dei birri, contro il divieto dei magistrati, i quali pur vedendo e sentendo ogni cosa, facevan l'orecchio del mercante. Ma quelli che veramente ci guadagnavano, erano i birri; poiché sulla cantonata di Via Sant'Apollinare ci stava sempre uno di essi a sedere, per impedire che i carcerati discorressero, per quanto senza vedersi, coi parenti o con gli amici, dalla parte della strada.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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