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      In quanto ai comodi della città pareva un sogno che ci fossero dodici vetture di piazza che stazionavano metà sotto gli Uffizi, e metà presso il Sasso di Dante. Tutte però erano a due cavalli e facevano quasi soltanto i servizi di campagna: ma insomma, per coloro che non s'eran mai mossi di Firenze, sembrava che cotesto fosse il massimo della comodità e della mollezza.
      Quando i signori andavano a fare qualche viaggio si servivano delle carrozze di posta; ma il conte Galli il più eccentrico della nobiltà fiorentina, che andava vestito sempre trascurato più del decente e che per una delle processioni del Corpus Domini, alla quale prendeva parte, si metteva la giubba coi bottoni di brillanti che valevano mille scudi l'uno, ogni anno andava a fare un viaggio a Vienna e a Pietroburgo nella sua carrozza e con due dei suoi cavalli, mettendoci più d'un mese. Era quello il carnevale e la cuccagna del suo cocchiere Cicalino, che aveva preso da una famiglia di contadini a Scandicci, il quale si divertiva più del padrone; e facendo le spese, con un uomo di quella fatta non ci rimetteva certamente di suo.
      Quando il conte Galli andava via di Firenze lasciava per rappresentante un gobbo che vendeva il vino delle sue fattorie al finestrino del palazzo in Via delle Seggiole. Cotesto "gobbo vinaio" era il suo maestro di casa e ne disimpegnava le attribuzioni onestamente.
      La granduchessa vedova Maria Ferdinanda e l'arciduchessa Maria Luisa sorella del Granduca, che il popolo teneva in concetto di santa, andavano due volte la settimana allo Spedale.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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