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      E perché il pudore del sesso che qualche volta si bagnava in camicia, fosse salvo, il cancello era coperto da una lamiera, per impedire la malvagia curiosità dell'altro sesso. Ma la impediva fino a un certo punto; perché coloro che sapevan nuotar bene, si buttavan sott'acqua e riuscivan fuori passando di sotto il cancello nel bagno delle donne. Le quali urlavano come calandre, vedendo quegli sfacciati che si levavano il divertimento di far quel bel lavoro, più per farle arrabbiare che per sorprenderle quando si levavan la camicia fradicia per rimettersi quella asciutta.
      Il costume da bagno degli uomini, permesso anche dalla legge, era quanto di più semplice si poteva immaginare, poiché scendevan nell'acqua come Dio li aveva fatti, e non sempre aveva fatto modelli di bellezza.
      Due altri bagni come la Vagaloggia, ma senza il pericolo d'andare a casa mezzi nudi, erano quello detto della "Buca del Cento" lungo il prato del palazzo Del Nero, ora Torrigiani, e l'altro chiamato il Fischiaio dalla parte delle Molina de' Renai.
      Di questi bagni era proprietario Giovan Battista Bianchi detto il Rosso; e dalla sua bottega sulla penultima pigna del ponte, dalla parte che guarda il Ponte Vecchio, dove stava a far le reti da pescare, si scendeva in Arno per mezzo di una scala di legno, pagando un quattrino: e coloro che volevano un canovaccio per asciugarsi, spendevano un soldo!
      Il bagno della "Buca del Cento" era contornato e chiuso da tende, col permesso del Magistrato civico, che lo accordava al Bianchi ogni anno, previo permesso del Commissario del quartiere.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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