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      Ai lati e dietro al baldacchino, c'eran tutti gli oblatori, vestiti in giubba e pantaloni neri, coi mazzetti di sigilli ed altre chincaglierie e pietre preziose alla grossa catena d'oro dell'orologio, come tanti ciarlatani. Dalla sottoveste uscivano un palmo fuori le gale a lattuga della camicia che a quei conciatori dava l'aria di tanti pezzi grossi; e si pavoneggiavano procedendo con un certo sussiego, col cipiglio per darsi più tono, cantando le laudi e i salmi, fiorettati di tanti spropositi, che se il santo Re David li avesse sentiti, li avrebbe bastonati di santa ragione, e sarebbe stato nel suo pieno diritto: Costoro per grandezzata tenevano il torcetto molto basso onde far colar tutta la cera nella lucerna di foglio dei paracera, pei quali l'ambizione dei conciatori era una vera risorsa; poiché quand'era finita la processione, essendo pur finito il torcetto, andavan di corsa alle cererie più rinomate a venderla, ricavandoci una buona sommetta.
      Primeggiava fra tutti, benché non conciatore ma addobbato come loro con la giubba, il mazzo dei sigilli e la camicia con la lattuga, il famoso Lachera venditore ambulante di dolci ma più specialmente di ciambelle, rinomato per la sua estrema pulizia, avendo sempre il grembiule e la camicia di bucato. Ma il Lachera non era celebre soltanto per le ciambelle, sivvero per la mordacità dei suoi frizzi e delle sue spiritosaggini, che sferzavano a sangue. Fu l'ultimo fiorentino bizzarro che rappresentasse quei tipi amenissimi e pieni di spirito del passato.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





Re David Lachera Lachera