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      Il mondo è stato sempre di chi lo ha saputo pigliare!
      I fuochi terminavano verso le dieci; ma la gazzarra e la baldoria in Arno durava fin dopo la mezzanotte; cosicché molti si trovavano al giorno vero della festa, senza avvedersene nemmeno. E quelli che erano a letto si svegliavano al rombo delle cannonate che la mattina si tiravano dalla Fortezza da Basso in segno di grande solennità.
     
      La mattina di San Giovanni alle dieci, il Gonfaloniere e i Priori si riunivano in una delle stanze del Bigallo per vestir l'abito di cerimonia, e recarsi alle dieci e mezzo nel tempio del Santo patrono, per fare la consueta offerta della cera, e per essere "ammessi al bacio della reliquia di detto Santo." Quindi ritornavano al Bigallo, ed unitisi alle altre Magistrature si portavano nella chiesa della Metropolitana per attendere l'arrivo "degli amatissimi Sovrani."
      Alle undici il Granduca e la Granduchessa uscivano dal Palazzo Pitti nella carrozza di gala, che aveva sull'imperiale la corona dorata sorretta da due puttini pure dorati. Le parti laterali erano tutte di cristallo; e la cassa e gli sportelli dipinte con figure allegoriche del Settecento. Quella carrozza bellissima, che destava l'ammirazione dei forestieri, i quali asserivano "non esservi l'eguale in nessuna Corte d'Europa," era tirata da sei superbi cavalli morelli, bardati con finimenti di cuoio color bucchero e con ornamenti dorati. La cassetta ove stava il cocchiere era così alta, che superava l'imperiale, ed era coperta da un panno color giallo-crema, guarnito all'in giro da un gallone d'oro a grillotti.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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