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      La storia è un po' lunga.
      Per la città il giorno della vigilia, era tutt'un viavai di gente che andava a chieder mance o che portava regali; ognuno, dal più al meno, mandava doni ai parenti e agli amici, ai monasteri e ai conventi per il famiglio o per la fante, che eran tutti allegri per quello che ricevevano; ognuno dispensava a' sottoposti una ricompensa, una regalìa agl'infimi. Nelle case avevan luogo cene e ritrovi, che si protraevano fin verso la mezzanotte, per far l'ora d'andare a sentir la messa.
      Questa festa non perdé il suo carattere neppure sotto il dominio de'Medici.
      Fino dalle prime ore della sera andavan per la città liete brigate di giovani, che al lume di qualche lanterna o di qualche torcia di resina, percorrevano le strade coi liuti, le trombe e le mandòle, cantando allegre canzoni per finir poi in una delle tante osterie, dicendo scherzevolmente di andare a sentir la messa di fra Boccale.
      Il Duomo, la Santissima Annunziata, Santa Croce e San Lorenzo eran le chiese più frequentate nella notte di Ceppo. Sfarzosamente illuminate, col suono dell'organo, colla folla enorme di popolo e col gran concorso della nobiltà, la messa di Natale poteva più somigliarsi a una gaia festa baccanale, che a una funzione religiosa.
      Pittoresco e curioso era l'aspetto della folla, specialmente nel 1600, per la varietà e la bellezza dei costumi; per la ricchezza delle stoffe, e per lo splendore delle gemme con cui erano ornate le vesti delle gentildonne, accompagnate da uno stuolo di spensierati ed allegri cavalieri, che col pretesto della messa si procuravano il divertimento di quella gita notturna.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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