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      Agli stivali avevan sproni immensi, la cui stella tutta a trafori era grande quasi quanto uno scudo; i morsi dei cavalli erano colossali, ma tutto lucido, ben tenuto, tersissimo.
      L'ordine di marcia della compagnia delle corazze - come di tutta la cavalleria di quel tempo - era questo: primo il trombetta, quindi il capitano, poi il tenente, la cornetta e tutti i soldati per tre.
      Alla prima fila il furiere, a metà il caporale; e dietro, il cerusico, l'armaiolo, il sellaro e il manescalco.
      Nella mattina di Natale, essendo freddo, il colpo d'occhio era meno marziale, poiché i soldati portavano tutti il mantello di lana rosso, che copriva anche la groppa del cavallo.
      Innumerevoli erano le feste e le festicine che la mattina di Ceppo si facevano in Firenze. Tutta la popolazione era nelle vie, e si vedeva chiaramente che quel giorno era festa solenne.
      Per antica consuetudine, fra le altre cerimonie che si facevano per Natale, v'era quella che la compagnia de' Buonomini di San Bonaventura, si recava processionando dalla chiesa di Santa Croce fino alla cappella che tuttora esiste nelle carceri del Bargello. Dopo la messa, che veniva celebrata, i Buonomini liberavano colle loro elemosine una quantità di carcerati "che vi eran ritenuti per le spese." I prigionieri liberati uscivano in mezzo alla compagnia con la solita ciocca d'olivo in mano.
      Un'altra cerimonia solenne avveniva con grande pompa nella basilica di San Lorenzo, e consisteva nella comunione che vi facevano i cavalieri di Santo Stefano vestiti in cappa magna, ed armati come quando sulle galere combattevano contro i turchi.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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