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      La regina Isabella dopo circa un mese e mezzo di soggiorno a Firenze, se ne tornò a Napoli accompagnata dal genero fino ad un certo punto della strada, il quale sperava presto di darle nuove migliori, cioè che finalmente il benedetto Principe ereditario, aspettato più del Messia, si risolvesse a venire alla luce.
      Il dì 3 luglio alle 10 di mattina, Maria Antonietta andò in santo nella cappella di Corte "per la purificazione dopo il parto." Discese nel cortile della Dispensa, e da questo entrò nel cortile grande, seguìta dalla "real prole" portata dalla signora di camera e accompagnata dalla marchesa Riccardi. Quindi, passando dalla porta maggiore, salì di nuovo in Palazzo, per simulare che essa venisse di fuori. Appena arrivata nella cappella, sulla porta, s'inginocchiò in terra ma su un cuscino, e prese la bambina sulle braccia. L'Arcivescovo che le era andato incontro le diede la benedizione. Recitate le orazioni di rito, l'accompagnò fino all'altare e dopo un'altra orazione, la Granduchessa consegnò la prole alla signora di camera che uscì dalla porta di fianco e si recò al coretto. Maria Antonietta consegnò il torcetto e s'inginocchiò accanto al Sovrano. Poi l'Arcivescovo disse la messa piana e intonò il Te Deum.
      Quindi la sera alle 7, gli augusti sposi andarono alla villa della Petraia.
     
      Il dissimulato dolore di Leopoldo II, per non avere ancora un figlio maschio, si attutì alquanto, allorché dopo sei mesi la Granduchessa gli annunziò che era daccapo incinta.
      La speranza rinacque nel cuore del Sovrano; e questa volta i suoi voti più ardenti furono esauditi, poiché la sera del dì 10 giugno 1835 "la serenissima granduchessa Maria Antonia" partorì "un reale arciduca Gran Principe di Toscana" che se fosse giunto a regnare, sarebbe stato Ferdinando IV.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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