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      Leopoldo II vestito da gran maestro dell'Ordine di Santo Stefano, perché l'uniforme austriaca strideva in quel giorno di pura gioia italiana, si affacciò al terrazzino insieme alla Granduchessa ed a tutta la famiglia, circondato dai ministri e dai dignitari di Corte.
      Il Magistrato, preceduto dai donzelli, salì alla Reggia dove ebbe luogo la presentazione delle deputazioni. Il cav. Tommaso Morrocchi come primo Priore, essendo assente il Gonfaloniere, pronunziò un discorso di circostanza, al quale rispose il Granduca, che si trattenne poi a confabulare coi gonfalonieri e i rappresentanti delle altre città della Toscana.
      Quando gli venne presentata la deputazione di Volterra, il Granduca le rivolse queste parole: "Mi congratulo con Voi, che possiate dirvi quasi compatriotti di Pio IX, che fra Voi fu educato. Egli è stato, che mi ha dato coraggio ad intraprendere quelle riforme di cui tutti ci rallegriamo."
      Dopo il ricevimento le deputazioni uscirono dal Palazzo; e Leopoldo II si affacciò di nuovo al terrazzino con la bandiera in mano per salutarle. Lo scoppio degli applausi fu una cosa che non si ridice.
      Riordinata la dimostrazione, tutte le deputazioni si portarono nella Piazza di Santa Maria Novella per fare la consegna delle bandiere al cavaliere Morrocchi che le riceveva, dando in cambio di ciascuna il vessillo nazionale. Le bandiere erano state benedette dai frati domenicani, i quali spontaneamente eran venuti sul cimitero della chiesa per quella funzione, prima che venissero portate al Granduca.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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