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      Nè poteva esser diversamente. In tutti i casi adunque in cui la corrente indotta è ottenuta per virtù di movimento, (questo avviene, ad esempio, nelle macchine dinamo-elettriche) essa è prodotta a spese del lavoro meccanico impiegato per eseguire il movimento. Ed è perciò che mentre le dinamo quando non creano corrente, cioè a circuito aperto, si possono tenere in moto con piccole potenze, destinate solo a vincere gli attriti, durante la produzione della corrente normale han bisogno dell’intervento di potenti motrici a vapore o a gas, capaci di sviluppare rilevantissime quantità di lavoro.
      L’origine dell’energia delle correnti indotte è meno evidente quando esse son dovute a variazioni d’intensità della corrente inducente, o al suo stabilirsi, o al cessare. Ma si può dimostrare che in tal caso il lavoro è compiuto dalla pila P, e che perciò il lavoro chimico compiuto da questa serve, insieme, per l’energia elettrica convertita in calore nel circuito A e nel circuito B.
      Il meccanismo è il seguente. Nella fase normale del passaggio della corrente di regime (tratto CE della fig. 155) il lavoro della pila è svolto integralmente nel circuito A come calore Joule; invece nel periodo variabile di chiusura OC la pila lavora un po’ meno, ma il circuito A si scalda molto meno che nel regime normale.
      E perciò c’è una frazione del lavoro compiuto dalla pila, durante il periodo variabile, che non si ritrova in A come calore, ma che serve in parte a sviluppare l’energia della prima corrente indotta in B, e per il resto rimane accumulata allo stato potenziale nel sistema dei due circuiti, o meglio nel campo creato da A, e viene restituita, come corrente di apertura in B e come estracorrente in A, qualora si sopprima bruscamente la pila.


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Nozioni di Fisica per le scuole secondarie
Volume 2. Calore - Ottica - Elettrostatica e Magnetismo - Corrente elettrica - Elettrotecnica
di Orso Mario Corbino
Sandron
pagine 345

   





Joule