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      La feccia sia poi di Milano o di Parigi o di qualsiasi altra grande città, offre difficoltà grandissime allo statista che voglia distinguerla dal resto della popolazione, numerarla, classificarla. E perchè non crediate che questo sia un espediente qualunque per trarmi d'impaccio, citerò a mia giustificazione il Frégier, che fu già capoufficio alla Prefettura della Senna ed egli vi dirà:
      L'Amministrazione ha tentato più d'una volta di conoscere la forza effettiva della classe oziosa, errante e depravata, di questa parte della popolazione che, a Parigi come nelle altre grandi città, forma il focolare di ciò che v'è di più abbietto, di più corrotto e di più pericoloso per la società. I suoi sforzi sono sempre stati infruttuosi, chè essa non ha giammai potuto designare precisamente gli elementi di questa classe mobile e misteriosa; essa ha voluto dividere questi elementi in categorie, per conseguire lo scopo che si proponeva; ma non ha tardato ad accorgersi che le più di queste categorie, distinte in apparenza, erano di fatto assolutamente nulle.
      Dal 1810, anno in cui il Frégier ha pubblicata l'opera sua sulle classi pericolose, tale condizione di cose non ha punto mutato.
      E sì che soffiarono sopra questo mondaccio più di quarant'anni! Ciò è davvero sconfortante.
     
      Intemperanza.
     
      Abbiamo veduto come si semini la popolazione pericolosa, vediamo ora come la s'inafffi, perchè possa produrre i frutti del male.
      La statistica ci corra in aiuto.
      È proprio vero che la sete viene bevendo.
      Veggansi i dati seguenti e si facciano gli opportuni confronti.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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