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      Eccovi soli, con un cognome convenzionale, non corrispondente a quello di nessuna persona che v'ami, e che vi fu dato capricciosamente da un impiegato, il quale non si è preoccupato d'altro se non di questo che il vostro cognome incominci per la stessa lettera del nome che da una suora vi è stato imposto al fonte, ove foste fatti cattolici non uomini.
      Imperocchè la Società, la Società civile, la Società progredita e progressiva, la Società magnanima vi stampa in fronte il qualificativo di bastardo, che vi fa vivere spregiati e tuttavia poco curanti di questo ingiusto disprezzo, ma inquieti tra il desiderio e la tema di conoscere gli autori dei vostri giorni. Potrebbero infatti essere ricchi o poveri, onesti o vituperevoli, potrebbero essere una benedizione o una maledizione per voi,
      Ma che monta? Non pochi di coloro che creano siffatti sventurati compongono la cosi detta buona società e se conoscono gli allevatori dei loro bambini si recano da essi con istrani infingimenti per portar ai figli abbandonati qualche dolciume: ma la loro riputazione non dev'essere offuscata, ma la loro tranquillità domestica non dev'essere turbata... guai se il padre, la madre, lo zio, la zia risapessero questo errore, sarebbero capaci di diseredare chi l'ha commesso, e allora!
      Epperò voi, poveri bambini, soffrite, crescete incolpevolmente spregiati e quando la negligenza sociale e la snaturatezza dei vostri genitori vi hanno indirizzati e quasi dannati al male, allora soltanto la società vi teme, lo statista vi scerne fra la turba multiforme dei delinquenti e nota: "Pur troppo anche in questo anno dei condannati per delitti comuni il maggiore contingente è fornito dai trovatelli.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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