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      Anzi è arcigna e ad ogni muoversi dei saliscendi ficca in fondo al sentieruzzo che mette alla porta i suoi due occhi grigi, aguzza le ciglia, sporge in fuori, stringendole, le tumide labbra, quasi che il riconoscere la bontà dell'ospite che arriva sia per lei questione di palato. Un bicchierino di vetro sta sulla tavola, e dalla molta acqua e dal pochissimo olio verdastro sporge il capo un modesto e sventurato lucignolo che scoppietta quasi domandi l'aiuto di qualcuno che lo tragga da quel sozzo bagno, in cui sentesi affogare.
      Non manda luce, potrebbe dirsi piuttosto che misura le tenebre e ne stabilisce i diversi gradi, giacchè a qualche spanna dal bicchierino il buio è perfetto. A chi entra, quel lumicino visto in fondo alla stanzaccia sembra un faro nel momento, in cui lontan lontano viene scorto sull'orizzonte dal navigante, mentre questi pende incerto circa il punto verso il quale deve rivolgere la prora del suo legno. Eppure quel lumicino rende parecchi servigi, dà risalto alle rughe della vecchia, rischiara un Sant'Antonio coll'inseparabile compagno impastato sulla negra parete, e infine impedisce a noi di vedere la soffitta della legnaia risparmiando così al cortese lettore la noia di leggerne la descrizione, cui altrimenti gli porgeremmo. La padrona ci mostra il registro dove stanno i nomi dei suoi ospiti. Il brigadiere, che ci è compagno, prende lo scartafaccio, lo scorre coll'occhio, in certi punti arriccia il naso, in certi altri corruga la fronte, in altri infine alza ed abbassa la testa con moto uniforme e sorride con compiacenza, come chi dicesse: Pur t'ho colto finalmente.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





Sant'Antonio