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      Tutte queste abitazioni sono governate da una formula, che li condanna a rassomigliarsi o per meglio dire a identificarsi. Questa formula eccola qui:
      Vendere al maggior prezzo possibile la minor quantità possibile di spazio e d'aria respirabile.
      Entriamo: la chiave è sulla porta; non vi è nulla a rubare. La maggior parte del tempo, l'inquilino non vi è. L'inquilino non ama di essere visitato, come una bestia nel suo covile, sotto pretesto di carità o di riforma. Ma noi non vi troveremo punto nè ammalati, nè donne.
      Anzitutto un'abitazione è una stanza. Noi troviamo, quasi dappertutto più inquilini in una sola stanza; giammai due stanze per un solo inquilino.
      Qualche volta i locatari della stanza formano una famiglia; assai spesso essi sono sconosciuti gli uni agli altri; essi si incontrano nella loro stamberga come si possono incontrare nella strada.
      Quanti metri per ogni persona? Il regolamento pei prigionieri dice: a Londra metri cubi 17,98, in Olanda 27, a Friburgo 30.
      Il regolamento non prescrive, in Francia, che 15 metri cubi.
      Nella pratica se ne danno 20.
      La cella modello esposta nel 1878 dal Ministero dell'Interno e che era presa per tipo, ne aveva 30. Diciamo solamente che una cella nelle prigioni cellulari francesi ha venti metri cubi.
      È quasi una gabbia: poichè non fa tre metri in lunghezza e tre metri in larghezza da percorrere.
      Si provò la Commissione delle abitazioni insalubri a trovare queste misure in tutti gli alloggi. Ecco una misura presa a caso nel rapporto del signor Du Mesnil: 2,40 + 2,60 + 2,22 = 9,41. Sono dieci metri e sessanta d'aria e di spazio al di sotto di quello che si dà al prigioniero, al condannato.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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