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      In queste si rinnova un po' l'aria, e si immette un po' di luce, lasciandola semi-aperta. Il rapporto del signor Du Mesnil descrive una camera situata sotto il piovente del tetto. Essa ha una porta e una finestra; la porta ha cinquanta centimetri di apertura, la finestra è un foro di 30 X 62 centimetri. Il lato più alto misura un metro cinquantadue centimetri, il più basso misura un metro e sedici centimetri. Una donna di statura ordinaria non può andare in fondo alla stanza se non carponi, ed è costretta a starsi piegata sulle ginocchia. Questo canile ha la capacità di dieci metri e cinquantasei centimetri cubici.
      Immaginate ora uno stambugio non molto lungo, rischiarato da una sola finestra e dove sono ammucchiati molti letti. Sicuramente, vi sono anche di queste. L'ultimo letto non ha nè luce nè aria. L'inquilino o il paziente, come voi volete, non può tenersi a sedere sul letto. Per coricarsi e per levarsi, bisogna che egli vi si rimpiatti o ne scivoli.
      Rendetevi conto dell'odore, se potete, quando pure non vi fossero che la stagnazione dell'aria e le respirazioni ed espirazioni umane; ma vi è di più il sucidume indescrivibile, orribile. L'acqua è sconosciuta nella casa: non recipiente, nè provvisione. In caso di incendio la casa brucierebbe come uno zolfanello.
      In più d'una di queste stamberghe la soffitta è di panconcelli mal congiunti, il suolo non è sempre coperto di tavole o di mattoni. Gli inquilini del pianterreno camminano o giaciono, sulla terra nuda, cioè nel fango o piuttosto nelle lordure.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





Du Mesnil