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      Ecco delle buone mogli che alla mattina s'alzano sollecite per preparare un eccellente caffè nero pel loro marito, il quale non manca tuttavia di recarsi appena uscito di casa, dal liquorista, presso cui convengono i suoi colleghi. Qui si riscalda lo stomaco con un bicchierino o due d'acquavite e scambia quattro idee coi suoi compagni, idee, che so, io? di politica, di economia, di amministrazione, di filosofia epicurea e d'altro. Egli ha così soddisfatto a due bisogni egualmente legittimi, l'uno fisico e l'altro morale. Poi si reca al lavoro. Se l'operaio lavora a cottimo, lo si vede, massime nei primi giorni della settimana, porre mano al lavoro, poi smettere, poi uscire di fabbrica, poi ricominciare, consolandosi colla speranza che, lavorando come una bestia (è una frase di prammatica) per quattro giorni della settimana, egli guadagna più che non ne richieggano i bisogni della sua famiglia.
      Ma, sciagurato, lo sforzo che fai nei quattro giorni ti rovina la salute! - E che importa? Non c'è l'ospitale? Non c'è il servizio di Santa Corona che mi fornisce e medici e medicine?
      Non ho io pensato forse a iscrivermi nella Società operaia per avere il soccorso in caso di malattia? E poi non ho io un padrone che anche quando sono ammalato mi anticipa la pappa? Ah stolto egoista! per non fare al tuo mal talento una piccolissima violenza, per non vincere una mala abitudine, per non rinunciare ad un piacere sciocco e passeggero qual è quello di ciondolarsi due giorni interi per la fabbrica, dando la baia a quei pochissimi, che attendono al lavoro, perchè son pagati a giornata, ah, tu non guardi di nuocere alla tua famiglia, di sciupare la pubblica beneficenza, di scroccare un sussidio a tutto danno dei fondi della società a cui appartieni, e di giuocare la tua indipendenza contro le anticipazioni del tuo padrone!


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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