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      O quanto è giovevole al vecchio il poco mangiare; & io che lo conosco, mangio se non tanto quanto à me basta per il vivere; & i miei cibi sono questi. Prima il pane, la panatella, ò brodetto con ovo, ò altre simili buone minestrine: di carne, mangio carne di Vitello, Capretto, e di Castrato: mangio polli di ogni sorte, mangio Pernici, & uccelli, come è il tordo; mangio anchora delli Pesci, come è frà li salsi la Orata, e simili, e frà li dolci, il Luccio, e simili: questi sono cibi tutti appropriati al vecchio, & debbe pur contentarsi di questi, e non volerne d'altri, sendo tanti. E quel vecchio, che per povertà non può havere di quelli, può conservarsi con il pane, panatella, & ovo: & in vero non può mancare al Povero, se esso non è medico, e come si suol dire, furfante: e di questi non si debbe pensare, perche sono pervenuti à questo per la sua dapocaggine, e stanno meglio morti, che vivi, perché abruttano il Mondo. Ma se ben'il Povero mangia se non pane panatella, & ovo, non bisogna che mangi se non la quantità, che può digerire; e quello che osserva la quantità, & la qualità, non può morire, se non per pura resolutione senza male: O quanta differenza si vede dalla vita ordinata alla disordinata; l'una fa vivere sani, e lungamente: l'altra fa vivere con infermità, e morire avanti tempo. O infelice, e miserabil vita, nemica mia, che non fai far altro, che ammazzare quelli, che ti seguitano: quanti miei carissimi parenti, & amici mi hai amazzati, perche à me non hanno creduto per causa tua, che li gode rei hora: ma non hai potuto arnazzar me, che volontieri l'haveresti fatto: & al tuo dispetto son vivo, & son pervenuto a tanta lunga Età, godo XI. miei Nepoti, i quali sono tutti di bello intelletto, e di gentil natura, atti alle lettere, & alli buoni costumi, e tutti di bella vita, e forma, che havendo seguito te, non li goderei: nè queste mie belle, & comode stantie, fabricate da me con tanti appartati, giardini, che à redurli alla loro perfettione, vi ha bisognato gran tempo: e tu amazzi chi ti segue prima che le tue fabriche, e giardini siano finiti: & io li godo già tanti anni a tua confusione.


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Discorsi della vita sobria del sig. Luigi Cornaro
di Luigi Cornaro
Marc'Antonio Brogiollo
1620 pagine 57

   





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