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      Finalmente se mi dimandi: perchè l'ammoniaca si risolve in quelle stesse quantità di idrogeno e di nitrogeno che concorsero alla sua produzione? ti risponderò, perchè la materia dev'essere sempre proporzionata alla forma come la potenza all'atto. Potenza maggiore avrà atto maggiore, minore potenza avrà atto minore. Per questa ragione la potenza visiva di un cardellino non può avere l'atto della visione di un'aquila. Laonde la materia dell'idrogeno preso in determinata quantità risponde a quella determinata forma dell'idrogeno, e viceversa: così diciamo del nitrogeno. E poichè la forma sostanziale dell'ammoniaca contiene virtualmente le due dei componenti, conseguentemente dovrà accadere che nella risoluzione le forme riprodotte di questi attuino quella materia che prima partitamente attuavano, nè più, nè meno.
      Dalle quali cose viene che come sarebbe gravissima difficoltà l'obbiettarci che durante la composizione, tutti od alcuno degli elementi componenti danno, colla propria loro operazione, mostra della loro primiera natura; così è vana obbiezione il dirci, che distruggendosi il composto (per qualunque cagione avvenga) riappariscono i componenti, i quali entrano con altri in altra composizione. Quello non può avvenire perchè non esistono gli elementi nel composto chimico formaliter: questo deve accadere perchè ci esistono virtualiter.
      Altri dirà che la sentenza dell'Aquinate ha dell'oscuro, nè io sto sul negarlo in quanto che discorrendo col grande filosofo italiano non possiamo vedere le cose con quella agevolezza onde sogliamo vederle, allorchè trattiamo la bilancia ed il metro.


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La sintesi chimica secondo i principi filosofici di S. Tommaso D'Acquino
di Giovanni Maria Cornoldi
Istituto Tipografico Bologna
1876 pagine 74

   





Aquinate