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      Epperò egli dice e ragionevolmente ei dice:
      Il popolo d'Italia nè ha ratificato nè sarà per ratificar mai quest'odioso patto esecrando - questo lenzuolo funerario della Nazionalità - ch'esige il nostro avvilimento, c'impone di rinnegare ogni liberale principio, di postergare ogni solidarietà cogli oppressi che sono pur que' dessi, fratelli nostri, dalle cui braccia pendono le istesse catene, foggiate dell'istesso austriaco metallo che già avvinceva le nostre. E con l'istesso marchio cattolico-apostolico-romano di casa d'Asburgo.
      E rinforza l'argomento con queste frasi, incisive del paro e solenni:
      - "Ove trovasi in lotta l'interesse privato coll'utile publico, quello deve dar luogo a questo. Sì, tutto deve cedere di fronte all'interesse nazionale: tutto, anco l'interesse dinastico, che in questo caso però costituisce più che un errore, un'aberrazione, un traviamento, una colpa e una vergogna solenni."
      Sia dunque posto in sodo in modo ineccepibile che se alleanza ci ha, essa non fu sanzionata dagli Italiani, ma tramata con una casa: - non conclusa colla nazione, ma perpetrata con una casta, che repudia quanto di più sacro accarezza e vagheggia nella propria coscienza un gran popolo. Donde ne consegue che il paese non essendo vincolato, rigetta una tanta profanazione, ed altamente condanna que' dessi che v'hanno aderito con tanta leggerezza.
      Nè li scusa punto il tante volte allegato argomento - argomento supremo e vano - della pace europea; atteso che, giusta il suo logico argomentare stringente: "È dessa forse questa vostra lega con Austria e con Prussia una ferma pace?


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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