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      Ond'è che non recherebbe punto di meraviglia se, continuando la tresca oscena, vedessimo domani i figli d'Italia forzati a nutricarsi del pane quotidiano improntato colle due aquile inimiche, come segno del vassallaggio perenne che li divora.
      Ma Garibaldi, come tutti gli uomini grandi, appassionati e convinti d'un ideale sublime, non si stette perplesso mai circa l'utilità d'una Lega siffatta, non s'attentando dubitare nè manco circa l'esito definitivo dell'altissima impresa affidata a mani romane. Epperò egli nota e santamente nota: "Quando sopravverranno i dì della prova finale, le mie ceneri sussulteranno soddisfatte d'aver consigliato l'unione della gente Romana: e già parmi intravedere che il Civis Romanus sum tuonerà ancora formidabile al mondo, fatale ancora ad ogni usurpatore."
      Rimemorato ancora un tratto come "l'attuale geografia politica sanziona delle vere iniquità: come Austria e Prussia in ispecie costituiscono nel bel mezzo d'Europa la più spaventosa carta necrologica della Nazionalità," egli escogita singolari raggruppamenti di giovani stati che concorrano a formare il nuovo e più stabile equilibrio dell'Europa rigenerata.
      - "La Polonia restaurata resulterà il baluardo della Slavia contro la Germania, come lo fu già contro la Turchia. Essa sarà moderatrice e intermedia fra gli Slavi di Moscovia e fra gli Czechi e li Jugo-Slavi. La Romania e la Grecia poi saluteremo infrenatrici della soverchia preponderanza slava in Oriente."
      - "La Polonia, la Romania, l'Ungheria - nazioni armigere per eccellenza - ch'ebbero pagine così splendide contro Tatari(19) e Turchi, riprendono la loro antica e storica missione come antemurali dell'Europa occidentale - come dighe fortissime contro ulteriori straripamenti iperborei.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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