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      Nè le fanno difetto mai amplissimi pretesti onde colorire le sue usurpazioni: tanto è vero che "sempre colui che comincia a vivere con rapina, trova cagion d'occupare quel d'altri". E non ha guari il vedemmo: quando, aggiungendo la rapacità irrisoria all'ipocrisia e alla provocazione verso la Russia, l'Inghilterra nell'allungare i denti su Cipro, ironica assumeva impegno di ritirare la propria bandiera da quell'isola greca, quando i Moscoviti sgombrassero con Batum, la città di Kars e tutte l'altre terre ch'essi ebbero conquistate in Armenia nell'ultimo conflitto russo-turco.
      Quì ci converrà per certo non confondere il popolo inglese, tanto amato e stimato cotanto dal nostro eroe, col governo britannico egoista, ingeneroso e brutale, lorquando si tratti di volgari interessi commerciali e politici.
      Che le simpatie di Garibaldi fossero ferventi e sincere per que' generosi figli della Gran Brettagna che hanno desiderato, incoraggiato e promosso il nostro nazionale risorgimento, nessuno davvero potrebbe mettere in dubbio; - ma ch'egli detestasse l'ingrata e assorbente politica del governo britannico, è pur un fatto ineccepibile.
      Recherò in campo questa sua sentenza in proposito:
      Amo gli Inglesi che, con un po' d'egoismo in più, arieggiano i Romani: ma abborro il governo loro che conculca i Canadesi in America; pesta come sale nel mortaio la povera Irlanda; opprime gli Indiani, tiranneggia li Olandesi al capo di Buona Speranza.
      E dato pure che la riconoscenza ch'ei sentiva vivissima per quel pugno di generosi britanni amici suoi, sembri fare a cozzo colle affermazioni ch'oggi m'è forza rivelare, io dirò di lui ciò che Ugo Foscolo affermava del poeta massimo nostro, cioè che "Dante non era tale da consentire alla gratitudine che offendesse il disegno e la ragione suprema della sua grande opera.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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