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      Epperciò finchè durerà sacrosanta la memoria di lui, e inalterato il desiderio d'imitarne le gesta, e costante il proposito di seguitarne i precetti, sarà pur sempre aperta la via a riscattarci dall'avvilimento che ci affoga. Ecco perchè, o Italiani, se non volete confidare nel suo illuminato amor di patria, fate, deh fate che almeno la sua esperienza disinteressata v'affidi!
      E codest'Austria, grand'oceano d'ogni oppressione, che per l'addietro non ci potè esser padrona colla forza, oggi vorrebb'esserci amica coll'inganno? E sono tali fra noi che per celare l'ignominia del traffico, vanno adonestandolo sotto il falso nome d'alleanza e di conservazion della pace? Che s'industriano conciliare cose non conciliabili mai? E cotanto presumono costoro?
      E noi il tolleriamo? Cosa nuova e senza riscontro nella storia: dall'un canto tanto ardire: dall'altro tanta quiescenza."
      E mentr'ei prevede che "l'alleanza presente sarà pronuba di vassallaggio futuro," nonchè "un vassallaggio sovrapposto ad un altro," ei mostra a dito come "traditore chi la consumò e quant'altri oggi ancora l'esalta magnificandola: chi vorrebbe imporre all'Italia un avvenire di codardia; chi pretende farci adorare quell'Austria, eterno flagello di tante generagioni romane e slave."
      Detto che "le infamie straordinarie vogliono frenarsi con mezzi straordinarî," egli così infervorato continua:
      - "Non è meraviglia che l'Austria abbia promosso quel patto di famiglia, ch'è minaccia contro le risorgenti nazionalità che fremebonde le s'assiepano d'ogni intorno.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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