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      Vedrassi poi, a suo luogo, come l'onore e il pericolo di quelle correzioni fosse riserbato a me solo e per intero.
      Tanto più doloroso è che infino a qui la famiglia non abbia prodotto il testo originale genuino di questo documento d'universale interesse.
      Seppure, interpretando a rovescio gli estremi voleri di lui, essa per avventura non ne inceneriva il Testamento politico invece che il frale!
      Fors'anco il documento singolare venne smarrito, se non perduto, fra Palazzo Braschi, Palazzo Venezia ed il Quirinale!
      Ma quell'ostinato, premeditato silenzio rafferma in me la convinzion legittima ch'esso Testamento abbia soggiaciuto al fato comune a tutti i documenti pericolosi.
      Così gli ottimati Fiorentini a scemare dal capo degli avi loro la infamia del tante volte confermato esilio di Dante, distrussero di pieno proposito ogni sua epistola al Comune. Così gli oligarchi di Genova sgomenti sperperavano quelle lettere di Cristoforo Colombo al Senato che li avrieno chiariti - oltre che sprezzanti dell'immortale concittadino - rei d'un rifiuto unico nella storia del mondo: il rifiuto d'un mondo. - Non però la storia imparziale s'è ristata dall'infamar questi e quelli nelle sue pagine vendicatrici; e ben prevedo ch'altri oggi ancora, e ben meritamente, dovrà subire l'istesso destino.
      Se quel testamento esista tuttora, - se la famiglia sia determinata a produrlo, - se esso verrà fuori nella sua integrale originalità, le son quistioni in cui non vo' inframmettermi.
      Ben mi preme dichiarare che nessuno sendosi fatto vivo per accettare e mettere in atto l'eredità politica di lui; - anzi tenend'io per certissimo ch'essa fu nel modo il più esplicito repudiata e negletta, - mi sono risoluto di non contrastare oltre più all'espresso comando dell'Eroe, e tormi un tanto carico.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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