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      Ma, con gravissimo danno della letteratura, il tempo, che ha rispettata una parte de' suoi registri politici e letterari, non ha conservati i suoi souvenirs galanti.
      Volendo però giudicare dell'opera intera, pare che taluni tratti non sieno né di Archita, né di Platone, né di Cleobolo, né di verun altro nel libro nominato. Questo mi ha dato sul principio molto a pensare. Ma ho poi finalmente riflettuto che, se mai quest'opera fosse la collezione del commercio epistolare che ebbe Platone nel tempo che fu in Italia, qual meraviglia sarebbe che un uomo qual era Platone avesse un commercio piú esteso di quello che noi sappiamo? Chi ci assicura che quest'opera sia giunta a noi intera? Prima che s'inventasse la stampa, i libri eran molti rari e le copie costavan molto. Aulo Gellio ci parla di un tal suo amico, il quale pagò venti soldi d'oro per aver il solo secondo libro dell'Eneide(4). Molti, i quali non poteano spender di piú, si facean copiare di un'opera quei soli tratti che servivano al loro uso; e, se taluno si è contentato di aver separato e diviso da tutti gli altri il secondo libro dell'Eneide, la quale pure era un'opera, per l'unitá dell'azione e la grandezza dell'interesse, non divisibile; qual meraviglia che un altro si abbia fatto copiar soli pochi tratti di un'opera che comprendeva oggetti tanto diversi tra loro? Quando si tratta di cose degli antichi, nulla ci deve far meraviglia, tra perché gli antichi spesso son piú simili a' moderni, tra perché spesso son piú dissimili di quello che il volgo crede.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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