Pagina (12/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Non saprei dirti che mai volgesse in mente Platone. I miei pensieri erano cogli astri, che giravano maestosamente taciturni per la vòlta azzurra immensa de' cieli. Io vedeva l'Orsa giá giá tuffarsi nell'onda, e Lucifero, quasi ancora stillante di rugiada marina, seguir i lenti passi delle Pleiadi, le quali, ritornando nel mare, ridestano l'agricoltore alle nuove opere del giorno vicino.
      - A quest'ora - dissi io a me stesso - in Atene l'Orsa non si vede piú: l'agricoltore ha giá aggiogati i suoi bovi; in Egitto giá conta due ore di lavoro... E da otto giorni l'apparire di questi astri non rammenta piú agli amici della mia fanciullezza il mio nome tra i nomi di quelli che essi vedranno nel giorno!... E la madre mia ha indirizzate agli dèi le sue preghiere della mattina; li ha pregati per me; ed io non sono stato al suo fianco!...
      - O Platone - dissi allora, - non ti pare che l'uomo sia il piú superbo tra gli animali? Destinato ad occupare appena una spranna nell'immensitá dello spazio, mette tanta distanza tra il punto in cui nasce e quello in cui vive, che diventa commensurabile anche coll'infinita orbita degli astri. Che tentiam mai con questi tanti viaggi? Che speriam noi ottenere abbandonando tutto ciò che ci è caro?
      - O Cleobolo - rispose Platone, - se avessi voluto anche in questo seguir i precetti di Socrate, io non sarei mai uscito dalla mia patria. È stoltezza credere che gli dèi abbian posti gli uomini nell'Attica e la felicitá nell'India e nell'Egitto. Ma, per esser felice nella sua patria e tra i suoi concittadini, è necessario poter fare il bene: l'uomo inutile ai suoi diventa in breve tempo noioso a se stesso ed infelice.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Platone Orsa Lucifero Pleiadi Atene Orsa Egitto Platone Cleobolo Platone Socrate Attica India Egitto