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      Né le donne innalzate a nuova condizione, senza una conveniente educazione, avrebbero potuto usarne lungo tempo e con vantaggio della cittá. Nulla vi è di peggio di uno, cui la natura e l'educazione han dato un animo di schiavo, e la cieca fortuna spinge a comandare.
      - E che m'importa - dirai tu - saper ciò che Pittagora fece, ciò che si fa in Sparta, ciò che tu vorresti, ciò che si dovrebbe fare? Parlami di Mnesilla. - Tu hai ragione: questo ragionamento, se non è troppo lungo per un filosofo, è lunghissimo per un innamorato. Ma, se ti ricordi ciò che Socrate diceva, cioè che la filosofia non ci deve abbandonare in nessuna delle piú leggiere occasioni della vita, perché nessuna ve ne è in cui non ci possa esser utile, tu trarrai da questo mio lungo discorso cagioni di divenir migliore e mezzi per guadagnare il cuore di Mnesilla.
      Ricòrdati di non essere piú in Atene, ove un contratto tra tuo padre ed il padre di lei ti porterebbe in casa una giovane che tu non conosci e che non ti ama. Mnesilla, se la vuoi, devi conquistarla tu stesso, devi meritarla. Essa giudica per se stessa di chi è degno dell'amor suo. Riguardala come riguardaresti quell'Aspasia, innanzi a cui Socrate spesso taceva e da cui Pericle non isdegnava ricever consigli. Ma, a differenza di Aspasia, i suoi giudizi saranno piú liberali, piú costanti, perché non è costretta a fingerli onde ottener nella cittá, dal favore di un uomo, una condizione che non le accorderebbe la legge. Le etère nulla hanno e tutto debbono ottenere.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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