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      Tali erano i nostri antichi padri. Narrasi che gli dèi, sdegnati contro tanta scelleraggine, fulminarono tutti coloro che vi ebbero parte. Nessuno si salvò dalla giustizia celeste. Gli stessi loro discendenti sono condannati a perpetua miseria; e, se in Taranto si vuol indicare un uomo estremamente misero, si dice: - Egli è della discendenza di coloro che distrussero Carbina(25). - Questa memoria di tremenda vendetta divina si è creduto utile conservarla sempre viva nelle menti de' nostri cittadini.
      Sembrerá strano, ma pure è vero: gli uomini non si riconoscon simili alla forma del corpo e della mente, che la natura ha data comune a tutti, e, per credersi fratelli, debbono incominciare dall'aver degl'iddii comuni. A misura che i costumi e la lingua e le leggi diventan simili, i vari popoli diventano piú umani. L'ateniese incomincia a veder nello spartano un greco; il tarantino nel crotonese un italiano: allora la saviezza compisce l'opera e dice a tutti: - Voi siete figli della stessa terra. -
      Il primo passo, che la sapienza umana fa per giugnere a questo fine, è quello di persuadere ai popoli che colla sola guerra non si vive. I popoli, per tal modo, diventan piú umani, perché hanno minor interesse ad esser crudeli. Sorge tra loro un'altra guerra di commercio, nella quale, per vincere, è necessario che gli uomini si conservino e si moltiplichino.
      Ma quello di cui io piú mi glorio, se mai gloria alcuna l'uomo da bene può trarre da ciò che ha tentato per l'utile della sua patria, è di aver persuasi i tarantini che commercio non vi è senza arti, e che tra le arti la prima è l'agricoltura.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Taranto Carbina