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      E, quando poi il nemico, stanco di piú soffrirvi, vorrá vendicarsi, voi non potrete resistere, e sarete costretti o a cedere o a darvi ad un altro amico, il quale, sotto nome di protettore, sará per voi piú pesante di un conquistatore. E cosí, senza acquistar gloria, perderete finanche i vostri piaceri.
      Voi non vi sapete governare, ed intanto insolentite contro ogni savio che voglia prender cura dei vostri affari; ed i vostri giovani non cessano di riscaldarvi la fantasia con idee di governi migliori, di eguaglianza, di libertá. Stolti che siete! voi volete esser tutti eguali, cioè tutti egualmente felici, ed intanto non riponete la felicitá nella virtú, che sola tra i doni degli iddii è stata distribuita egualmente a tutti gli uomini! Voi volete esser liberi, ed incominciate dall'esser schiavi di voi stessi!
      Queste visioni di uno stato migliore vi faranno perdere, un giorno, quello stato nel quale, se sapeste contentarvi, potreste esser felici. Imperciocché di ogni cosa se ne trova sempre un'altra migliore. Chi può mettere un freno all'immaginazione di colui che cerca una ragione per non esser soddisfatto? Ma l'ottima di tutte le cose è sempre quella di cui l'uomo è contento. Voi passerete da guerra in guerra, finché diventerete preda di un signore straniero; passerete da rivoluzione in rivoluzione, finché, stanchi degli errori e de' delitti di coloro che vi ci hanno strascinati, giugnerete all'ultimo grado di avvilimento in cui possa cadere un popolo, quello cioè di credere chimera la libertá. -


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772