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      La prima operazione de' pittagorici fu quella di abolir la schiavitú. Gli antichi greci, che vennero in questi lidi, vinsero i messapi, che ne erano gli abitatori primi, e parte li costrinsero a fuggir in altre terre, parte ridussero nello stato in cui gli spartani tengon gl'iloti, ed i tebani i perrebi. Noi credevamo non esser giá schiavo colui che coltiva la terra, ma aver ben giusta necessitá di diventarlo colui che non sappia viver coltivandola. Mille volte gli abitanti della cittá furono in pericolo di esser uccisi tutti dalle sollevazioni di questi nostri iloti, sempre piú numerosi di noi e sampre piú terribili, perché piú sdegnati. - Non vi sará dunque - si diceva dai nostri - non vi sará dunque nulla di mezzo tra l'opprimere e l'esser oppresso? E se questi ci attaccano quando abbiam l'inimico alle porte? - Una guerra esterna costrinse gli abitanti di Taranto ad esser giusti. La morte dell'ultimo re Aristofillide(98) diede occasione, dopo abolita la schiavitú domestica, di abolire anche la schiavitú civile, ed al governo dei re succedette quello delle leggi. Riuscí di persuadere al popolo che il miglior de' governi è quello dove governano i migliori.
      Perdonate se io mi trattengo molto a ragionarvi de' servi. Io li amo. I tarantini mi chiamano, per derisione, il loro amico(99), perché li compatisco, perché son lieto quando posso in parte diminuire il peso delle loro sventure, perché amo che i servi miei mangino un poco meglio degli altri, perché non ho, dicon essi, l'orgoglio di disprezzarli.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Taranto Aristofillide