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      - In vi parlerò di avvenimenti nostri; vi narrerò cose che io stesso ho vedute, e delle quali sono stato io stesso non ultima parte. Io era giovine quando una nuova sollevazione si suscitò contro i pittagorici, quella sollevazione della quale tanto si è parlato in Grecia, correndovi fama che Pittagora vi fosse rimasto morto. È vero: Pittagora è morto, perché si è sciolta e dispersa quella societá che conservava la sua dottrina.
      In questa sollevazione è stato ucciso, per furor del popolo di Eraclea, l'ottimo Filolao, di cui quando avverrá che la filosofia e la virtú possan mai sperare di aver l'eguale?
      Allora Lisida passò in Grecia. Il virtuoso amico sperava che, calmata la tempesta, gli ordini si sarebbero ristabiliti(104). Speranza fallace! Egli è morto lontano dalla sua patria e dai suoi amici, dopo avervi dato Epaminonda, ed avervi dato in lui l'utile esempio di quanto possa la sapienza a render gli uomini migliori e le cittá piú felici.
      Lisida, in Grecia, si era tutto dato alla educazione della gioventú. E che altro si può far di meglio, quando un popolo, per mancanza di buoni costumi, è divenuto intollerante dei buoni ordini? Mi si dice che Lisida era sdegnato contro Ipparco, perché aveva rivelati i nostri segreti. Io credo che egli fosse sdegnato per l'avarizia colla quale Ipparco, Teodoro di Cirene ed Ippocrate di Chio hanno venduto ciò che non si deve dare se non in dono: la sapienza(105). Disciolti i collegi, voler conservarne i segreti è follia; è lo stesso che voler confermare inutilmente i sospetti che il popolo avea concepiti contro di noi.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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