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      Tu mi raccomandi - scriveva a Ierone, il quale avea presa la difesa dei locresi, - tu mi raccomandi i diritti di pochi, e mi accusi perché li turbo; e non pensi ai diritti di tutti gli uomini che io difendo. Ti sono a cuore gl'interessi degli uomini, e non pensi a quelli dell'umanitá. Sostieni i diritti della generazione presente, e credi che essa non abbia verun obbligo verso le generazioni avvenire. Ma io ti dico che, se i miei cittadini fossero stati tutti savi e giusti, Anassilao sarebbe vissuto nella sua patria eguale a tutti gli altri, e dopo la sua morte i cittadini e gli esteri non avrebbero rammentato altro di lui che la sua virtú e la sua ospitalitá. Or le loro stoltezze e le ingiustizie loro fanno sí che, non potendo regnare le leggi, regni almeno uno che le faccia osservare, e non permetta che per le loro scellerate contese si riduca a deserto quella terra, sulla quale pur hanno qualche diritto i posteri nostri
      .
      Ai suoi tempi il maggior numero delle cittá d'Italia si sollevò contro i pittagorici. Sia detto a lode dei tarantini: essi allora non solo non si unirono agli scellerati, ma accolsero ospitalmente quanti, perseguitati altrove, ricercarono un asilo tra loro. Tra questi vi fu Archippo(112). Il maggior numero però si raccolse in Reggio, ove ottennero da Anassilao tutta la libertá di filosofare(113). I nemici della filosofia tentarono suscitar sospetti contro i nuovi ospiti, e dissero che quella sapienza, che questi recarono con loro, sarebbe stata funesta al di lui potere.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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