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      Ma alcuni comprano questi scritti, perché non sanno altro che il nome degli autori; altri, perché non possono; altri, perché non vogliono saperne di piú. Nelle nazioni da lungo tempo incivilite vi è un bisogno universale, non giá di sapere, ma di mostrar di sapere: voglion filosofare i fanciulli, voglion filosofare le donne, voglion filosofare coloro che son da meno delle donne e dei fanciulli. La vanitá, senza di cui non vi è societá, prima amò di dire: - Io sono l'uomo piú forte; - indi (ma sol per poco): - Io sono il piú buono; - finalmente: - Io sono il piú ricco. - Quando la pace e le leggi ebbero stabilita la sicurezza della vita e resi gli agi piú comuni, allora l'oggetto della vanitá umana fu la gloria dello spirito; e questo avviene nell'ultima etá delle cittá.
      Pel cane!... Nota bene: giuramento di Socrate... Non ti pare che io sia divenuto un profondo filosofo? Or ascolta, a questo proposito, la controversia che io ebbi ier l'altro con un giovane tarantino.
      - Non è meglio - mi diceva - che noi ci occupiamo di queste cognizioni, che tu chiami puerili, anziché perderci dietro il gioco, la venere e la gola? -
      Io, allora, forte sul metodo socratico, ripigliai: - Non ti domando questo: ti domando se nell'etá di tuo avo si leggeva piú o meno di quel che si legge nell'etá tua.
      - Oh! meno, meno assai. Mio avo era un buon diavolo, il quale era fuori di casa prima dell'alba e correva fino a Saturo, ove erano i suoi terreni. La sera tornava a casa, stanco, consumato dal peso del travaglio e dal caldo, e, dopo pochi e seri complimenti fatti alla moglie, dopo aver abbracciati i figli e dati i suoi ordini ai domestici, sedeva a cena.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Socrate Saturo