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      La piú acuta dialettica non poteva ritrovar via piú facile e piú piana per insegnare una veritá tanto grande e tanto lontana dalle idee comuni; e voi avrete potuto osservar mille volte nelle disputazioni di un filosofo o di un oratore lo stesso artificio d'incominciare a persuadervi da quelle idee che a voi parevano piú vere; presentarvi quanto minor numero di novitá fosse possibile; indi far sorgere qualche contraddizione tra le vostre idee medesime, e, mentre pareva sulle prime che egli le volesse confermare, condurvi, senza farvene avvedere, a distruggerle da voi stessi. Ma gli artifíci di un dialettico ordinario si possono tutti osservare, perché raccolti tra piccol numero d'uomini, in brevi confini e di spazio e di tempo. Un riformator di cittá è il dialettico di molte nazioni e di molti secoli. La sua arte è la stessa, ma i suoi artifíci si perdono nell'immensitá dello spazio e de' tempi: l'uomo del volgo non sa riconoscerne la simiglianza. E quindi è che la dialettica privata rimane con precetti oziosi e, per impotenza di tentar imprese piú grandi, cavillosi; e la dialettica pubblica senza precetti. Quella annoia gli uomini; e questa non riforma piú le cittá.
      SPINTARO. Io, per altro, credo sempre piú accorto Pindaro, che era pittagorico anch'egli, e che, volendo riunir l'idea filosofica della metempsicosi all'idea popolare del tartaro e degli elisi, disse che le anime, dopo aver fatto tre volte il giro da un corpo ad un altro, finalmente andavano in un luogo ove ricevevano le pene dovute ai loro delitti o i premi serbati alle loro virtú.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Pindaro